Ti scrivo questa lettera in un momento di grande crisi
economica e di valori.
La difficoltà oggettiva di poter investire per la
programmazione sanitaria non deve portare il Governo a distruggere quanto di
buono era stato costruito e faticosamente mantenuto nel nostro paese.
Voglio parlarti non come Presidente di uno dei più grandi sindacati
d'Italia ma come collega, che giornalmente vive la professione, non avendola
abbandonata come molti che si sono dedicati al sindacalismo.
Come te vivo quotidianamente le difficoltà di una
professione sempre più burocratizzata, dove la selvaggia riduzione dei servizi
ospedalieri ha riversato sul territorio dei pazienti che si rivolgono a noi
quale unico punto di riferimento di una sanità malata che tanti medici cercano
di tenere in piedi con impegno e dedizione, anche oltre i compiti istituzionali.
Ci viene detto che i codici bianchi che affollano il pronto
soccorso sono segno della nostra mancata presenza, omettendo colpevolmente di
sottolineare che il problema sta a monte e cioè nella lungaggine dei tempi di
attesa e nella ricerca del tutto subito e gratis.
Allora perché non far pagare veramente le prestazioni
inutili? Perché il collega del pronto soccorso invece di visitare il paziente e
di rimandare ad un secondo tempo gli accertamenti non urgenti, come saggiamente
noi facciamo giornalmente, fa fare di tutto e di più anche per una semplice
emicrania?
Sul territorio per quante bronchiti chiediamo un rx del
torace? Per quante bronchiti viene effettuata una lastra in ps? La risposta la
conosciamo già.
Non sono contro le aggregazioni, sono contro l'aggregazione
forzata, anche nella considerazione che alcune situazioni vanno bene in un
certo contesto e male in un altro e nessuno meglio del medico di famiglia
conosce le peculiarità del territorio e come ci si deve organizzare.
Non sono contro il ruolo unico, sono contro il ruolo unico
che ci viene propinato, dove tutti dovrebbero fare tutto per cui non ci sarà
più differenza tra la continuità assistenziale e la medicina di famiglia.
Cara Collega, Caro Collega,
ti chiedo di aiutarmi.
Di aiutare i colleghi che con me sono impegnati ogni giorno
per salvare il nostro lavoro.
Creiamo insieme le condizioni perché capillarmente in
periferia i Medici prendano piena coscienza di chi cerca di tutelare il loro
lavoro e chi assume costantemente penose posizioni di accondiscendenza.
Interviste anche sulle testate nazionali e prese di posizione pubbliche
dimostrano che qualcuno dice sempre si alla parte pubblica dichiarando che la
Medicina generale è pronta al cambiamento, in questo caso prona a subire le
schifezze che ci vorrebbero propinare. Aiutateci ad evidenziare ciò ai colleghi
perché realizzino pienamente in quale imbuto vogliono incanalarci.
Noi dello Snami combattiamo perché il cittadino abbia una
sanità più equa e più adeguata ai suoi bisogni, reali e non percepiti.
Ma soprattutto la battaglia è per noi Medici perché dobbiamo
salvare noi stessi per difendere la sanità territoriale ed evitare che venga
definitivamente demolita.
Siamo aperti a quei Colleghi e a quelle associazioni che
vorranno unirsi a noi in questo autunno caldo.
Noi siamo pronti alla lotta. E Voi?
Presidente Nazionale dello SNAMI
Riduciamo il massimale ai medici di base!: un medico per 1500 assistiti
RispondiEliminagiova solo al massimmalista, tutti questi pazienti infatti gli fruttano uno stipendione da favola.
mentre il collega di guardia medica fa la fame!.
E’ ovvio che un medico che segue meno assistiti non solo ne
migliora l’assistenza ma dà anche una maggiore opportunità ai giovani medici sottopagati!