martedì 29 maggio 2012

LOMBARDIA, SISS SOTTO ACCUSA: SOLO IL 15% DEGLI ASSISTITI HA ATTIVATO LA CARTA

Da anni viene portato in palmo di mano come modello da imitare della Sanità digitalizzata, un mondo alla "Matrix" dove i bit portano efficienza e governance. È il Siss, il Sistema socio informativo della Regione Lombardia, un pozzo elettronico che ingoia i dati provenienti da studi medici e strutture di cura e sputa informazioni a uso e consumo di operatori e aziende sanitarie. Lo si considera il top dell'e-Health pubblica, ora qualcuno potrebbe cominciare a rivedere il giudizio. Colpa dei numeri diffusi ieri alla stampa da due consiglieri regionali del Pd (partito all'opposizione in Lombardia), dai quali risulterebbe che la Carta regionale dei servizi - cioè la smart card con mic rochip che da queste parti sostituisce la tessera sanitaria e funziona da chiave di accesso al Siss- sarebbe stata attivata soltanto dal 15% dei cittadini lombardi: tenuto conto che in media ogni carta è costata alla Regione 160 euro, diventa difficile evitare la parola "flop".
Per i critici, i motivi dell'insuccesso vanno cercati nell'usuale preferenza della burocrazia italica per le cose complesse al posto di quelle semplici: il "pin" per l'attivazione della Carta non viene mandato a casa dei lombardi come accade per il bancomat, tocca all'utente recarsi in Posta o all'Asl e avviare la procedura. «A parte questo» rincara Roberto Carlo Rossi (foto), presidente dell'Ordine dei medici di Milano, da sempre tra i più "freddi" nei confronti del Siss lombardo «sono convinto che molti abbiano evitato di attivare la tessera perché non hanno certezze sull'uso che viene fatto dei loro dati sanitari».
Poi c'è il Siss: senza attivazione della tessera , il paziente può consultare via Internet soltanto ai propri dati anagrafici e, in rete, il suo fascicolo sanitario elettronico rimane inaccessibile a medici e operatori: «Il Mmg invia i dati al fascicolo perché il suo gestionale è integrato nel Sistema» spiega ancora Rossi «ma per quel che sappiamo nessuno dovrebbe potervi accedere. Per esempio, un medico del Pronto soccorso. Ripeto, per quel che sappiamo, perché come già è accaduto per altre cose, potremmo scoprire un giorno che in realtà il fascicolo può comunque essere consultato anche senza attivazione della tessera. Come ho già detto, è uno dei tanti dubbi che in tema di privacy gravano sul Siss e che non siamo mai riusciti a fugare a causa della vaghezza dei tecnici regionali».

venerdì 25 maggio 2012

SNAMI:TROPPE DISPARITÀ TRA I MEDICI PORTANO A UNO SCONTRO GENERAZIONALE


Lo SNAMI analizza le criticità che emergono da una cattiva impostazione e programmazione che sta allontanando i Medici dal corso di formazione specifica in Medicina Generale.

Roma - Emerge in tutta Italia il malcontento dei Medici corsisti che sottolineano le difficoltà insite in un percorso formativo che di fatto mortifica professionalmente ed economicamente chi vorrebbe un giorno diventare Medico di Famiglia.

Roberto Pieralli, Responsabile Snami del 118 Emilia e Romagna, già corsista, che continua a denunciare le criticità del sistema << Sono uno di quelli che a suo tempo ha dovuto lasciare a malincuore la scuola per accedere alla Medicina Generale. Il corso condivide le stesse inibizioni ed incompatibilità con le scuole di specializzazione, di cui non condivide però lo stipendio che risulta essere di circa 11.603,00 euro lordi annui, con assicurazione professionale e infortuni a proprio carico. Tra una cosa e l’altra ogni Medico dovrebbe vivere con 650,00 – 700,00 euro al mese, praticamente impossibile al giorno d'oggi. Questo blocca gioco forza la partecipazione di tutti i giovani colleghi, pur se vincitori di concorso, che hanno famiglia o un mutuo da pagare e non godono di altre entrate. Infatti le attività che si possono svolgere contemporaneamente alla frequenza del corso sono saltuarie, conferite in riserva, spesso per pochi mesi e quindi senza nessuna garanzia. Va preso in considerazione il fatto che qualunque giovane abilitato alla Medicina e Chirurgia possa fare il medico di Medicina Generale, di Continuità Assistenziale, di Emergenza Sanitaria Territoriale con incarichi a termine da graduatoria aziendale, via via rinnovati negli anni. In questa maniera molti medici lavorano da tempo, magari continuativamente anche per 10 anni. Il paradosso è che gli stessi non sarebbero “idonei” per un incarico a termine>>.

<< Ci muoveremo perché le Regioni applichino l'art. 12 del D.M. che prevede la possibilità di attivare il tempo parziale, per un adeguamento degli emolumenti equiparandolo a chi frequenta una scuola di specializzazione e complessivamente perché tutta la normativa, che si è dimostrata inadeguata all'evoluzione dei tempi e ormai obsoleta, sia oggetto di revisione>>. Così Angelo Testa, Presidente Nazionale dello SNAMI, “se si continua in questa maniera – continua - si impedisce ai giovani l’inserimento alla professione con relativo versamento dei contributi, si stimola pesantemente il lavoro nero e si favorisce l'emigrazione”.