La burocrazia assorbe ormai il 55% del lavoro del medico di famiglia. Gli avvocati hanno le segretarie, i generalisti invece raramente possono permettersele perché da dieci anni il loro onorario professionale cresce meno dell’inflazione. Se il Ssn finanziasse il personale di studio, il tempo medio dedicato a ogni visita aumenterebbe di almeno cinque minuti
Se il Servizio sanitario nazionale finanziasse adeguatamente i “fattori di produzione” della medicina generale, il tempo che il medico di famiglia dedica mediamente a ogni visita in ambulatorio aumenterebbe di almeno cinque minuti. La stima arriva dallo Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), che domenica ha abbassato il sipario sul suo 30° Congresso nazionale, ospitato quest’anno a Montecatini Terme (PT). Nel corso dei lavori, che hanno visto la presenza del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, si è parlato soprattutto di burocrazia e di informatizzazione: ormai pratiche e “scartoffie” assorbono il 55% del tempo lavorativo del medico e i progetti di e-Health all’orizzonte – dal Fascicolo sanitario elettronico alla ricetta on line – rischiano di appesantire anziché alleggerire il carico, perché il Ssn non è ancora pronto sotto il profilo delle infrastrutture. «I medici di famiglia» afferma il presidente nazionale dello Snami, Angelo Testa «vogliono fare i medici e non altro, esattamente come gli avvocati fanno gli avvocati e il lavoro d’ufficio lo lasciano alle segretarie».
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