lunedì 17 ottobre 2011

DRG DEL TERRITORIO: NO AL MODELLO LOMBARDO

Sui drg del territorio quello che non va fatto è proprio imitare la Lombardia. Questo l’avvertimento che arriva dallo Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) all’indomani del convegno ospitato a Palazzo Madama per discutere di modelli di remunerazione delle prestazioni per percorsi di cura.
«Abbiamo il sospetto» spiega il presidente nazionale del sindacato, Angelo Testa «che si parli di drg del territorio ma si voglia far altro. Al convegno, infatti, si è citato più volte il progetto lombardo dei CReG. E se per drg del territorio si intende quello, allora la nostra risposta è no, grazie». La posizione di Snami si spiega con gli obiettivi reconditi del modello, che dal prossimo mese verrà
sperimentato per un anno in cinque Asl lombarde nella presa in carico di alcune patologie croniche.
«Con i CReG» riprende Testa «la Regione si prefigge di conseguire risparmi di spesa innescando meccanismi di contrattazione delle prestazioni: la tariffa prefissata per ogni percorso verrà assegnata al medico di famiglia, il quale a sua volta dovrà trattare con gli erogatori – ospedali, laboratori di diagnosi, farmacie eccetera – per spuntare prezzi che gli permettano di stare nel budget predefinito. Cose che non ci piacciono: a parte il fatto che così il medico cessa di fare gli interessi del paziente, si imitano dalla Gran Bretagna formule che là hanno già fallito». Stesso discorso per il sistema dei drg nel suo insieme: «I drg ospedalieri» ricorda Testa «si sono già dimostrati inefficaci: gli ospedali tendono a privilegiare le prestazioni più “ricche” a scapito dell’appropriatezza e della spesa, come confermano i dati sui cesarei in Italia. E allora perché allargare al territorio un modello che nell’ospedale fa acqua?».

Dr. Antonino Grillo
Addetto Stampa Nazionale

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